4 agosto Oxford AL

Sveglia alle 5:30, soprattutto perché alle 6 apre il mega bar dell’hotel per il breakfast stile USA. Mi accomodo, c’è solo un altro cliente, il cameriere mi saluta “welcome back” ormai mi conoscono, la sera prima, per aver ritardato un quarto d’ora a servire l’hamburger, non mi hanno fatto pagare il conto. Mentre ordino le “solite” due uova ecc.., il cameriere mi presenta una sua collega. Sono peruviani e lei ha un amico che va in bici in giro per il Perù. Sono molto interessati alla mia avventura e fanno un sacco di domande. Facciamo una foto ricordo poi la signora mi fa altre mille raccomandazioni, neanche fossi suo figlio. In realtà avrei potuto essere suo padre..

Parto un po’ in ritardo, ma va tutto bene, la strada non sembra particolarmente ripida e il meteo è ideale, nuvoloso con schiarite, quasi fresco. Solo dopo le 11 il cielo si apre e subito il termometro segna 32, poi 36º. Così si fa decisamente più fatica. Durante il percorso non manca l’inseguimento da parte di un paio di cani e gli avvistamenti di tanti animali stirati dalle auto. La fauna è però un po’ cambiata, gli opossum hanno lasciato il posto agli ornitorinco. Ne ho visti davvero tanti, una decina. Un cervo mi attraversa la strada, proprio come l’indicazione dei cartelli ma senza corna. 

Esco dalla “Talladega National Forest” e dopo alcuni chilometri, ne mancavano circa  20 all’arrivo, una sorpresa positiva. Una lunga, bella, insperata, discesa. Poi quasi tutta la strada in pianura, solo un paio di salite. Dalla mia partenza da Washington, non avevo mai trovato una tratta di strada in piano più lunga di un paio di chilometri. 

5 agosto Birmingham AL

Partenza per le 6:30 dopo una colazione travagliata, la macchinetta del wafel del Motel non era in temperatura e ho fatto un pasticcio. Se giri la piastra per aprire e il composto è ancora liquida cade tutto.  La prima parte del percorso promette davvero bene, si va in pianura e spesso in discesa con poche salite. Il panorama è molto bello, dopo i centri abitati, boschi e dopo un po’ di chilometri fiumi e laghi con forme particolari, non sagome regolari ma bacini con mille diramazioni che incrocio più volte sulla strada. Poi iniziano anche stavolta le salite. Doveva essere un trasferimento poco impegnativo invece sono bastate tre o quattro interminabili ascese in vetta a stroncarmi le gambe. Faccio sempre gli ultimi 2/300 metri arrancando a 8 all’ora, le gambe non rispondono ai comandi inviati dalla testa. Le salite sono una sofferenza. Poi arrivato su, non ci sono più problemi. Mi fermo. In cima ad ogni salita impegnativa. Mi fermo e prendo fiato. Se sono fortunato riesco a trovare l’ombra, bevo e riparto. Tanto non mi corre dietro nessuno. Devo comunque tenere presente che non mi conviene fare troppo tardi, col sole la temperatura già alta di mattina, nel pomeriggio diventa insopportabile. Nel percorso un paio di situazioni con i soliti cani che mi inseguono. Ormai appena sento abbaiare, mi fermo subito, alzo la voce con i cani, che puntualmente sembrano confusi dalla mia reazione. Una delle due volte, il padrone di casa era lì, in giardino, ha visto benissimo che i suoi due cani mi correvano dietro abbaiando e uno dei due era un pitbul. Il tizio non ha mosso un dito, come minimo avrebbe dovuto chiamarli. E se fossi caduto? 

Arrivo a Birmingham alle 11:15 circa, un centinaio di chilometri fatti con 1000 mt di salita. Starbucks per un frappuccino ghiacciato, un paio di foto e via in hotel. 

6 agosto Eutaw Alabama, 

la tappa aveva, da programma, come destinazione Tuscaloosa, una cittadina sempre in Alabama. Tuscalosa, tra l’altro, non mi sembrava avesse niente in particolare da offrire. Parto presto, 5:50, la strada promette bene. Devo seguire una US11 che non mi intimorirsce, sali scendi moderati con panorami in parte urbani e in parte boschivi  con alberi d’alto fusto, e per alto fusto intendo 30 metri e oltre. Ad un certo punto la mia US11, come già capitato, si butta nella I20, l’autostrada Interstate. Ok, la prendo. Non ho ancora capito con certezza, quali strade si possono percorrere in USA con la bici. I primi 3km circa sono da delirio, la corsia di emergenza è tutta bitorzoluta, come quando devono rifare l’asfalto, le corsie per le auto, perfette. Rischio seriamente di distruggere le gomme. Faccio due, trecento metri sulla riga bianca, dove scorre bene, ma è davvero troppo rischioso, ti passano i truck a manetta suonando a 10 centimetri. Procedo piuttosto lentamente sulla corsia di emergenza, poi per fortuna la cosa cambia. Con l’asfalto liscio si va bene. Devo sempre zigzagare tra detriti lasciati per lo più dai camion, pezzi di pneumatico, tantissimi pezzetti di fil di ferro, vetri rotti. Lunghe salite e lunghissime discese. Mi fermo ad un’area di sosta per la colazione, riprendo l’autostrada per una decina di chilometri, poi di nuovo US11. Arrivo a Tuscalosa per le 10:00. È presto! Si prosegue per la strada destinata alla tappa successiva. Farò 45 chilometri in più circa, nuova destinazione Eutaw AL. Come dire “Somaglia”, in pratica un’area di sosta, non credo ci sia un vero paese ma se c’è saranno quattro case. Ci sono un paio di Motel, dei fast food, benzinai e dei Bingo. Sulla strada, avvicinandomi alla zona, avevo notato due o tre strutture piuttosto grandi con la scritta Bingo in stile vecchia Las Vegas. E c’erano anche diverse auto parcheggiate fuori. Evidentemente da queste parti la cosa funziona, oltre al giardinaggio non avranno di meglio da fare. L’ultima sosta la faccio a 30 chilometri dalla destinazione, ormai sono cliente fisso Subway, tra i tanti fast food sembra il meno pasticciato. Fa un caldo insopportabile, ho il caschetto con sotto la bandana grande che è perennemente bagnata. Dalle 11:00 in poi tutto diventa rovente, 38º! Per fortuna non troppa umidità. Percorro gli ultimi 30 chilometri con le due borracce piene anche per verificare un po’ l’autonomia con quel caldo. Con una borraccia grande al massimo si fanno 20 chilometri. Ne dovrò tener conto è sarà davvero molto, molto importante.

Arrivo all’una circa. Gelato e bibita fredda al caffè e mi fiondo al fresco della camera nel più classico dei Motel. Bucato, doccia, le solite cose 🤠

7 agosto 12ª tappa – arrivo a Meridian Mississippi

Con questa giornata sono oltre 1600 i chilometri percorsi, e si sentono tutti. Quando inizio a pedalare, di mattina, non è come il primo giorno, noto un po’ meno forza nello spingere sui pedali e dopo un po’ di chilometri, la fatica si sente di più. Penso sia normale, dopo un’attività fisica intensa ci vorrebbe un periodo di recupero un po’ più lungo di alcune ore. Ma lo sapevo già 🙂

Bellissimo percorso, un’altra tappa del viaggio immerso nella natura. Ho percorso la US80 W. Bellissima. Attraversando laghetti e bacini vari, sembrava di vivere un documentario. Grandioso lo spettacolo di decine di aironi che sentendomi arrivare si alzavano in volo, in mezzo a tanti aironi bianchi ne ho visti alcuni scuri, quasi viola. Ma esistono? E poi anatre in formazione in cielo e tutt’intorno i colori dell’alba. Bello pedalare col fresco. Peccato non fare mai in tempo a riprendere le immagini come vorrei. Resteranno nei miei occhi.

La strada da percorrere non era molto lunga, ma è costata ugualmente tanta fatica. Quando arrivo ad aver percorso settanta, ottanta chilometri, le gambe rispondono meno e arriva qualche dolore. Si ripresenta il problema delle salite che diventano più ripide e faticose di quel che sono in realtà, poi qualche fastidio al sedere.. Ma penso sia normale.

Arrivo alle 12 a destinazione e faccio un giro in downtown. Meridian ha un’architettura tipicamente coloniale, circa 1800, o almeno così ho letto su una targa di un antico ristorante. Faccio delle foto a un paio di scorci caratteristici, un panino per pranzo e poi in Motel. Anche questo albergo è situato vicino agli svincoli di comunicazione, vicino non c’è nulla. Per cena dovrò riprendere la bici per raggiungere un “all you can eat” cinese ad un miglio. Temperatura massima registrata oggi alle 13:45, 40 gradi! Fortunatamente ero già arrivato. 

8 agosto, destinazione Jackson ma arrivo a Brandon MS.

Questa volta ho accorciato la frazione di una ventina di chilometri. Sto cercando di ottimizzare le distanze a prescindere dall’interesse delle località di arrivo. Sicuramente Jackson sarebbe stata ottima per l’obiettivo del mio telefonino, ma piuttosto che arrivare all’una, una e mezza con oltre 40º e stanco morto, ho preferito ottimizzare. La tappa successiva sarebbe stata di circa cento chilometri, per cui dovrebbero saltar fuori due percorsi più o meno omogenei. Non mi sono stancato eccessivamente, ho cercato di gestire anche le forze, in particolare in salita. Come mi ha insegnato Pietro: “fa girare le gambe leggere”, è una parola! Il percorso è iniziato sulla Interstate per evitare un lungo giro in mezzo alla città. Facendo l’autostrada ho risparmiato molto tempo tra semafori e cavalcavia. Una volta sulla US80 W, la nostra statale, ho ritrovato ambienti ormai familiari. Una strada poco frequentata che attraversa molte zone agricole, boschi, tra cui la Bienville National Forest, e diverse cittadine caratteristiche. A Forest, una di queste località, ho messo al loro posto una decina di cani. Evidentemente animali ben organizzati per dare la caccia ai ciclisti. Scherzo! Erano sicuramente cani non pericolosi a guardia di due o tre case adiacenti che danno sulla statale. Mi seguivano tutti insieme, quando però mi sono fermato con sicurezza, hanno obbedito ai miei ordini.  Avrei potuto tirare un legno che me l’avrebbero riportato.

Il percorso negli ultimi 50 chilometri ha avuto la difficoltà aggiuntiva del vento contrario, non fortissimo, ma quanto basta per obbligarti a pedalare anche in discesa. Sono arrivato a destinazione in condizioni migliori di tante altre volte. Dovrò fare tesoro della gestione risorse e magari aggiungere qualche tappa intermedia dove avevo previsto distanze esageratamente ambiziose. Dovrò assolutamente tener conto di queste temperature..

Questo è uno specchietto della bici 😊

9 agosto si arriva a Tallulah Louisiana.

L’itinerario studiato per tanto tempo, prevedeva per questa tratta l’uso dell’interstate I20. Non so ancora le regole per l’uso delle autostrade con la bici, ma l’alternativa sarebbe stata lunga il triplo e con molte più salite. Il ponte che attraversa il fiume Mississippi è quello dell’autostrada! 

Devo dire che, anche quando avevo utilizzato in precedenza l’Interstate, più di una volta ero stato sorpassato da auto della Polizia che mi avevano ignorato. È molto probabile che utilizzerò queste strade veloci anche per altre tappe. Bisogna stare molto molto attenti in svariate situazioni: negli svincoli, se ci sono lavori in corso e in tutti i punti dove la corsia di emergenza praticamente non c’è. Per il resto, una pacchia! Una corsia larga a disposizione, salite anche lunghe ma pedalabili, discese veloci. Almeno finora. Tutto procede a meraviglia con una velocità notevole, sempre oltre i 30 chilometri all’ora. Arrivo in tempo record al confine tra Mississippi e Louisiana. Davanti a me il famoso ponte sul grande fiume. Faccio qualche foto, imbocco il ponte. La striscia bianca sarà a 50 centimetri dal muro, devo pedalare lì. Ci sono enormi fuoristrada e truck che sfrecciano a pochi centimetri. Io controllo dagli specchietti. Il secondo tombino di scolo per la pioggia è il mio. Dovevo stare attento al traffico e non avevo notato che la ruota era più stretta delle fessure. Un gran colpo. Ci solo finito dentro! Poi sono saltato fuori, ma la ruota era sgonfia. Per fortuna non si è rotto il cerchione. Per non rovinare il copertone, poi mi sono fatto tutto il ponte camminando tenendo alzata la ruota davanti. È lungo almeno un miglio.  Ho avuto modo di notare grandi navi e imbarcazioni commerciali che utilizzano il fiume come grande via di comunicazione. Grandioso! Più avanti, dove ho trovato spazio, ho cambiato la camera d’aria. Naturalmente c’era un gran caldo. La prima foratura (evitabile) dopo 1800 chilometri. Non mi lamento. 

Riprendo la strada con buon piglio, cercando un posto dove mangiare, non ci sono più svincoli, niente fino all’arrivo. Mancano 40 chilometri, acqua e biscotti ne ho! A 6 dall’arrivo un bel temporale. Non faccio in tempo a mettere il giubbino,  viene giù di brutto. Il primo ponte per proteggermi l’ho trovato dopo un paio di chilometri. Bagnatissimo, ma fa niente, fa caldo. 

Arrivo al Motel che pioviggina ancora e vedo con piacere che lì vicino c’è tutto: Mc Donald, All you can eat cinese e altri locali. Anche questa è fatta 🤠

15ª tappa – 10 agosto arrivo a Calhoun Louisiana.

Inizio il viaggio prendendo l’autostrada, non ci penso nemmeno un minuto, troppo comoda. Meteo ideale, poco nuvoloso, temperatura gradevole, le gambe girano bene. Prima di arrivare a destinazione, dovrò passare in un negozio di bici a comprare la camera d’aria che ho sostituito quando ho forato, devo sempre averne almeno due di scorta. La strada è pianeggiante e si fila. Intorno ai 70 chilometri dalla partenza, in lontananza vedo dei lampeggianti blu sulla mia corsia. Oh, oh.. Me lo aspettavo, e anche loro, mi aspettavano. La polizia era lì apposta, mi avevano segnalato con la bici sulla Interstate I-20. Ora lo so per certo: in Louisiana andare in bici nella Interstate è reato. Ho detto che non lo sapevo, che in Mississippi mi avevano assicurato che non cerano problemi (bugia). Sono stati comprensivi, loro non sanno come funziona negli altri stati e non interessa, hanno solo detto di uscire allo svincolo successivo. Appena in US80 la solita solfa… sti cazzi di cani!! Stavolta due pitbull incazzati. Non mi mollavano. Io con la bici in mano e loro che mi giravano intorno ringhiando. Si è fermato un pick-up con due ragazzoni che, con l’auto prima, poi scesi con due bastoni in mano, hanno allontanato i cani. 

Proseguo per la US80 e dopo una decina di chilometri una nuova sorpresa. Strada chiusa! La statale è sbarrata e dopo le transenne solo sterrato. Io non torno indietro. Percorro tre, quattro interminabili chilometri su una strada sterrata dove non c’era anima viva, solo foresta a destra e a sinistra. Mentre pedali con mille dubbi ti chiedi, e se succede qualcosa qui? E chi mi trova in una strada chiusa in mezzo alla Louisiana..

Arrivo a Monroe per le 11:30, in rete avevo individuato lì un negozio di bici a un paio di chilometri dal mio percorso. Ragazzi molto disponibili e comprensibilmente curiosi sul mio viaggio, c’era un cliente che aveva appena comprato una Cinelli, ottima bici italiana. Dato che nel frattempo un bel temporale stava tramutando le strade in fiumi, ho utilizzato il negozio come riparo per una mezzoretta.  Due chiacchiere col cliente della Cinelli, una controllatina alla pressione delle ruote, ed ero di nuovo in sella. Arrivo a destinazione rallentato dalle salite della statale. Una pizza, un dolce, due coke enormi ghiacciate e in motel per le solite mansioni. Bucato, doccia e riposo. E scrivere per il blog fa parte della terza mansione.. 

Ah, con oggi ho percorso 2000km 🤠

11 agosto, Shreveport Louisiana 

sono partito da Calhoun presto, sei, sei e dieci, era ancora buio, più ci si sposta ad ovest e più  l’alba ritarda. Che strada prendo? Questa volta ci ho pensato molto. Ho avuto il dubbio tutta la notte. La US80? Più lunga e faticosa per le tante salite. Oppure prendo la I20, Interstate veloce e senza cani ma assolutamente vietata alle bici? Alla fine ho preso l’autostrada! La prima volta che mi avevano fermato non mi avevano preso le generalità. Va tutto bene, si fila come sempre. Ad una ventina di chilometri dalla partenza, ecco le luci della polizia. L’auto era ferma nella corsia di emergenza del senso opposto. Li ho incrociati con lo sguardo, mi hanno visto bene. Sicuramente sarebbero venuti a prendermi. Dopo pochi minuti infatti, mi ha sorpassato l’auto della polizia che si è fermata coi lampeggianti blu accesi un chilometro più avanti. Ok, ok, al massimo mi daranno una multa.. Procedevo facendo finta di niente, anzi, a una cinquantina di metri dall’auto, pedalando, con aria indifferente ho bevuto dalla borraccia. La portiera era aperta e il poliziotto stava mirando qualche auto con una specie di cannocchiale. Ha distolto un attimo l’occhio dal cannocchiale, mi ha visto.. niente. Nessun cenno. Io naturalmente tiro dritto come se niente fosse. Mi si è allentata un tantino la tensione che avevo dalla partenza. Ho proseguito bene fino a pochi chilometri dall’arrivo, quando ho sentito un colpo. Un bel sasso e foro la ruota davanti. C’era un’uscita a un miglio. Mi sono portato all’uscita camminando piano per non rovinare la ruota. Ho mangiato al Mc Donald, mi sono collegato al wi-fi e ho cambiato la camera d’aria. Incredibile. Su internet ho trovato un negozio di bici a un paio di chilometri. Arrivato al negozio per comprare una camera d’aria, naturalmente faccio amicizia col proprietario e con un paio di clienti. Foto, saluti e raccomandazioni. Stavo per uscire e solo allora mi sono reso conto che anche la ruota posteriore era a terra. Ho smontato tutto di nuovo, altra camera d’aria, questa mi viene regalata. Meglio lì che in mezzo alla Louisiana. Sono ripartito  sulla statale che porta in downtown, arrivato al ponte sul fiume di Shreveport, avrò percorso 8-10 chilometri dal negozio, la ruota di dietro era ancora forata! Colpa mia. Avevo lasciato un pezzettino di fil di ferro, conficcato nel copertone. Quando si riparano le gomme bisogna sempre controllare. Sono ripartito con mille dubbi, devo avere sempre almeno due camere d’aria di scorta. In città c’è un negozio, ci vado. Ponte, traversa a destra poi a sinistra, un casino per arrivare. Alla fine sono arrivato e il negozio sarà stato chiuso da anni. Internet a volte da fregature. Ripartirò così. Riparerò l’ultima camera d’aria forata per usarla in emergenza. Sono arrivato all’Hotel, nella zona dell’aeroporto che è proprio sulla strada per il Texas.

12 agosto, domenica. Tyler Texas.

Partenza di buona lena sull’Interstate, media 30 chilometri all’ora, il Texas è a una trentina di chilometri e da lì si azzera tutto. Prima di arrivare al confine, ho incrociato ben due auto della Polizia, una mi ha sorpassato la seconda era ferma con i lampeggianti accesi. Non mi hanno considerato. Bene, avranno chiuso un occhio come l’auto del giorno prima. Sono arrivato in Texas in tempo record. Foto col cartello di benvenuto e si riparte. Anche qui ho visto subito una volante. Niente. Ma allora? Vale o non vale? In Texas le strade sono un po’ diverse. La corsia è aperta lateralmente, non c’è la rete e di fianco spesso ci sono altre strade parallele. Si può uscire dall’autostrada, fare un pezzo e poi rientrare. A 50 chilometri dalla partenza, la sfiga. Ho forato tutte e due le ruote! Mi sono fatto due miglia a piedi fino all’uscita, e meno male che c’era. Per prima cosa ristoro dal Mac. Avevo solo una camera d’aria, la sera prima avevo provato a riparare quella bucata, ma non teneva. Dopo una coka rigeneratrice, mi metto all’opera tra mille dubbi. Dove mi trovavo c’era qualche hotel e da mangiare. E se mi ricapita di forare in mezzo al Texas? Ho sostituito la camera d’aria posteriore e ho riparato quella davanti, quella appena forata. Dopo due ore, la decisione di ripartire anche senza ricambi. Avevo solo qualche pezza per le riparazioni. Un bel rischio. 

Si sapeva.. A 30 chilometri dall’arrivo ho forato di nuovo la ruota posteriore. Fortunatamente anche qui, ero solo a due miglia per arrivare ad un altro fast food. Bello, tutto in stile Beatles e Harley Davison. Le ho provate  tutte, la pezza non teneva. Un’ora a smontare e montate e incollare. Saranno vecchie, non sarò capace io. Ero lì che trafficavo tutto sudato. Più di una persona mi ha chiesto se serviva aiuto. Sarebbe stata utile una camera d’aria. Alla fine desisto. A Tyler c’è un negozio, Elite Bicycles, dove mi auguro di trovare anche due copertoni nuovi. Mi sono ricordato che sono cintura nera di autostop e in poco tempo ho trovato un passaggio. Un pick-up, la bici va nel cassone. Il tizio, gentilissimo, mi ha accompagnato direttamente ad un motel vicino al negozio di bici. Quel negozio è chiuso la domenica e il lunedì. Il viaggio riprenderà al più presto possibile..

13 agosto – Tyler TX 

pausa per la sistemazione dei problemi alle ruote e un po’ di relax. 

Sveglia un più tardi, breakfast e giretto a piedi. L’unico negozio di bici nel raggio di diverse miglia è chiuso la domenica e il lunedì. Ho scritto una mail al proprietario e ho ricevuto la gradita risposta: “Yes I will be there from 12 until 3. Thanks Gary”. Apriranno il negozio per me 🙂 

Alle dodici meno cinque sono davanti al negozio, è aperto. Due chiacchiere, mentre smonta le ruote. Secondo il titolare i copertoni vanno bene, sono al 70%, mi consiglia di cambiare le camere d’aria inserendo un liquido antiforatura, Caffélatex, un profitto italiano. Come tutte le persone incrociate finora, anche Gary è estremamente disponibile e non si è certo risparmiato. Ha pulito la cassetta e regolato il cambio, raddrizzato il deragliatore che si era stortato in una caduta e cambiato le camere d’aria aggiungendo il lattice. Naturalmente ho acquistato due camere d’aria di scorta e due kit di riparazione. Il conto? Non lo scrivo perché mi vergogno. Quasi gratis!  Facciamo un paio di foto per Instagram e le solite raccomandazioni. Se può essere utile: Elite Bicycles – Tyler TX. Gary è un grande!

Ora siamo pronti per riprendere il viaggio verso il grande West 🤠

Lunch, la bici va controllata anche se legata 🤠

23 commenti su “Washington to San Diego 2”

  • Sei un grande atleta. Non dimentichi certo il traguardo ma nemmeno di gustare ciò che accade.

    Nei miei dormi veglia notturni leggo volentieri quello che scrivi e ti scopro anche come bravo scrittore.

    • Grazie Andrea, troppo buono, non sono né atleta ne scrittore. Infatti più vado avanti e più vedo quanta fatica si fa e ho veri dubbi sulla riuscita di questa pazzia,. Ma non è un problema, è già una grandissima esperienza così. Mi è sempre piaciuto tenere un diario di bordo e non ho problemi a scriverlo sul blog. La cosa mi fa piacere. Quelli che scrivono bene sono diversi. Fidati.. grazie per il supporto e per l’amicizia 🤠

  • Caro Daniele, l’avventura che stai portando avanti in bicicletta fa lasciare sgomenti anche quelle persone che affrontano un’esperienza simile utilizzando un mezzo a motore. Pensa, a me una quindicina d’anni fa mi sembrava un’avventura ardua andare in moto a Caponord, in compagnia di altri 10 motociclisti e supportati anche da un furgone-officina. Poi, come ti ho raccontato, non riuscii a partecipare. Ma coloro che ebbero la possibilita di andare, mi raccontatono il tutto come un’impresa epica, per soli “uomini duri”.. Mi domando: cosa avrebbero raccontato se l’avessero affrontato in bicicletta? Avrebbero raccontato imprese inenarrabili! Tu invece racconti tutto questo in maniera semplice, naturale e come se fosse tutto un fatto normale. Grande Daniele. Buon proseguimento! !!

  • Ciao Daniele !!! Grazie per l’aggiornamento che ci fa sapere che va tutto bene e come sempre complimenti !!!
    Buona pedalata e buona continuazione

  • Caro Daniele ti scrivo così per distrarti un po’. Mi sembra che gli statunitensi non siamo abituati a vedere una bicicletta con a bordo qualcuno che si è fissato un obiettivo ed una meta! Gli stessi ti vedono come un alienato. Forse se ti fossi portato a presso e ben in evidenza un fucile a pompa ti riconoscerebbero come uno di loro anche se non capiscono perché non ti muovi su un super suv da 10000cc.

  • Forzaaaaaa… Danieleeeeeeee!!!!!!!
    Sarebbe bello se nel tuo diario ci indicassi anche la percentuale del percorso già fatto…..
    Ciao Gianka…..
    P.S. Sto pubblicizzando la tua impresa tra i miei amici….. La maggior parte è incredula.. Ed io sono orgoglioso di raccontarla…

  • Ciao Daniele, sei un pazzo vero e per questo ti ammiro moltissimo. Ti seguo tutti i giorni e attendo sempre. On impazienza l’aggiornamento del tuo blog. Bravissimo!

  • L’esperienza insegna! Forse sarà più faticoso ma più ottimizzato! Il tempo e lo spazio! Avanti così!

  • Vedo che come sempre sai cambiare il programma adattandolo alla necessità del momento senza dimenticare l’obiettivo. .
    A questo punto, anche se manca molto, hai già raggiunto traguardi significativi.
    Immagino la stanchezza fisica sia molta ma vedo che l’umore è alto. Anche L’allenamento, se riesci a riposare un po’, dovrebbe farsi sentire.

    E’ piacevole essere coinvolti attraverso il tuo diario nella tua avventura.

  • Ciao Daniele. Dici di aver percorso 2000 km con una naturalezza !!!! Sei un grande.!!!! Al tuo posto sarei già ricoverata da giorni in qualche hospital!
    Goditi quest’avventura che sarà per te indimenticabile e tienici aggiornati …. attento ai cani mi raccomando ….

  • Rinnovo a Daniele i più sinceri complimenti.
    L’impresa è di per se molto impegnativa, ma fatta in solitaria è veramente epica !

    Avanti tutta !!!

  • Grande Daniele!!!!
    Questo fermo bici in attesa dell’apertura del negozio per i ricambi sarà utile per recuperare e assorbire la stanchezza dopo più di 2.000 km!
    Ma nel tuo programma hai inserito delle giornate di sosta per recuperare le energie?
    Ciao Guido

    • Ciao Giudò, nel programma ho inserito una pausa ogni 1000/1200 km per distendermi un attimo, la seconda avrei preferito farla qui a Dallas, ma va bene lo stesso. Oggi ho fatto un bel giro in downtown e un po’ di foto 🤠

  • Peccato per queste numerose forature! Ma rendono l’avventura ancora più avventura. Considerato la legge di Murphy ti consiglio ti comperare qualche camera d’aria in più. In ogni caso, sono sicuro che arriveresti alla meta anche con solo i cerchi. Grande Daniele! !

  • Ciao Daniele. Ci volevano le camere d’aria bucate per fermarti …. così almeno recuperi un po’ le forze.
    Buon riposo e buona continuazione

  • Grande Daniele ,anch’io come tutti i tuoi fedeli tifosi ti faccio i complimenti per questa tua grande svida sporriva ma sopratutto personale .
    Come ogni grande sportivo sarai spronato nel sapere che siamo tutti li virtualmente ad ogni tappa per aplaudirti.
    Buona strada .

  • Daniele sei strepitoso!
    E’ un emozione vera seguire questa impresa grandiosa di una persona capace , con la sua passione e determinazione , di raggiungere obiettivi sempre più sfidanti.
    Continua così la metà e’ sempre più vicina e facciamo tutti il tifo per te!
    E poi scrivi benissimo !

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