23 e 24 agosto – recupero

Risveglio a Las Cruces con la gamba destra che ha ripreso a fare i capricci. Scendo le scale per andare a fare colazione e fa male, tocco dietro il ginocchio, sempre lì, sopra al polpaccio e fa proprio male. La cosa mi preoccupava. In mezzo al deserto, rifornimenti ogni 50 / 70 km, l’ultima volta mi è andata bene, è capitato di non riuscire più a pedalare a un chilometro da una Gas Station. Serviva per forza una pausa per sistemare quel tendine o muscolo infiammato sopra al polpaccio destro . Mi è stato detto: “riposo almeno 48 ore, se darà ancora fastidio, un giorno in più”. Forse non avrei dovuto fidarmi, visto che lo stesso pseudo esperto mi ha anche suggerito: cyclette 🙂 

Ci ho pensato parecchio, non sapevo cosa fare: forzare provando a ripartire comunque? Rinunciare, prendere un aereo e tornare a casa? A Las Cruces c’è l’aeroporto. Dato che in ogni caso, il 4 settembre, ho un volo da prendere a San Diego ho fatto la mia scelta. – Noleggerò un auto e mi porterò avanti 3 tappe, in questo modo anche se dovrò stare fermo 3 giorni sarò nei tempi. – Questa opzione in più dava la possibilità di dividere una o due tappe. Alcuni tratti li ho certamente disegnati con troppo ottimismo, 215 o 165 chilometri si possono anche fare ma non in territori dove di pomeriggio si superano i 40º. In casi eccezionali, che spero di non testare, si è arrivati a 50!

Il 24 mattina parto con l’auto e faccio una tirata fino a Tucson, circa 400 km. Il percorso fatto in auto mostra un decimo delle bellezze che si apprezzano in bici, ma resta spettacolare. Ci scappano comunque un paio di foto. Sono arrivato alla Hertz per consegnare l’auto nel primo pomeriggio ed ecco una nuova sorpresa. Stavo tirando giù la bici dall’auto quando mi sono accorto che la ruota posteriore era sgonfia. Quella ruote me avevano sopportare tante, bitume di sassi, sterrato, le strade incredibilmente distrutte del Texas, tagli e mille forature. Ho deciso di non sfidare ulteriormente la sorte. Ho trovato un negozio distante pochi chilometri e ho fatto sostituire gomme e camere d’aria. Riconsegnata l’auto, sono ripartito in bici. 12 chilometri circa per arrivare all’hotel e la gamba sembrava andar bene. 

 

25 agosto Casa Grande – Arizona 

Sveglia alle 5:30 e il primo pensiero va alla mia gamba. Sembrava andar bene. Alle 6:35, dopo il breakfast, si va. La strada è la migliore possibile, tutta in piano. Il tempo era bello, la sera prima un forte temporale mi aveva messo dei dubbi anche su quello. Avevo diviso la tappa da 200 km in due, primo giorno arrivo a Casa Grande, seconda metà il giorno dopo a Gila Bend. Dopo i primi 10 chilometri circa fatti su strada normale, ho preso la Interstate I10 sapendo bene che in quella tratta è vietata. Dopo mezz’ora su quella strada veloce, sento un suono fortissimo alle mie spalle, un suono forte ma breve. Poi ancora una volta. Era una sirena della Polizia. Mi ha fatto saltare sul sellino. Mi sono fermato e l’agente sotto i baffi rideva per lo spavento che mi aveva fatto prendere. Molto gentile come tutti, dopo avermi informato del divieto, mi ha mostrato sul suo telefonino l’app che indica quali Interstate si possono fare in bici. Dopo Casa Grande la I8 sarà  percorribile, ma dove mi trovavo no. Da quel punto mi ha scortato alla prima uscita.

la strada alternativa si è rivelata stupenda. Deserta, da tutti i punti di vista, neanche una macchina. Contornata quasi sempre dal nulla, ho contato decine di piccoli scoiattoli color sabbia scappare nella tana al mio passaggio, saranno stati, se esistono, scoiattoli del deserto. Devono esserci davvero tanti serpenti se in una strada così poco frequentata ne ho dovuti schivare diversi uccisi dalle auto.  Lontano, oltre le pianure di sabbia e cespugli, le montagne alla mia sinistra, che illuminate dal sole diventavano rosse. Spettacolari. Sono arrivato a Casa Grande presto, 10:30 circa, quasi tutto il percorso a 30 all’ora. È davvero un bel posto, un centro storico stile West, bei locali e gente cordiale. Dopo un altro breakfast con french toast, ho cercato una farmacia per una fasciatura elastica, la mia gamba nel frattempo si era rifatta viva. Al posto della fascia, ho comprato dei cerotti KT neri che promettono miracoli.

26 agosto arrivo a Gila Bend – Arizona.

100 chilometri fatti tutti di un fiato, non doveva essere così ma..

Sono partito per le 6:30 col sole già alto, in Arizona non avendo l’ora legale l’alba arriva prima, è già quella del Pacific Time. Anche se era presto faceva un più caldo del solito, ci saranno stati 28/30º. Avevo verificato, avrei trovato un’area di servizio sui 25 chilometri e la successiva intorno ai 50, poi più niente. Situazione accettabile considerando le zone desertiche dell’Arizona. Procedendo con una certa velocità sulla strada secondaria sono arrivato velocemente al primo rifornimento. Il negozietto era chiuso di domenica. Pazienza. Ho proseguito con un po’ di fatica perché i successivi 20 chilometri erano tutti in salita. All’imbocco con la I8 c’era un rifornimento anche se serviva altro senso di marcia, avevo verificato su Google Map. Per arrivarci ho dovuto attraversare il ponte. Strano, non si vedeva neanche un trucks, ne auto ferme. Il distributore c’era, con le insegne e tutto il resto, ma era chiuso da chissà quanti anni. Ho dovuto tirare dritto fino all’arrivo. Avevo 3 litri d’acqua, una brioscina e dei biscotti, oltre alle barrette di emergenza. Nel frattempo i panorami non cambiavano molto, sempre più cactus, sempre più alti, pianure vastissime con promontori che si innalzavano ben definiti, come enormi scogli che spuntano da un mare immobile. Tutto è monumentale, quando passi in mezzo alle due pareti di un valico e vedi dall’altra parte una strada che scende fino all’infinito, ti senti in cima al mondo. 

Sono arrivato a destinazione alle 10:30, velocità media 25,5 km/h, considerando le salite sono stato bravo. A Gila Bend faceva già molto caldo, pomeriggio previsti 42/43º. Sono entrato direttamente con la bici in un fast food per un po’ di fresco, per bere e utilizzare il Wi-Fi. Dopo un’ora il Lunch e si pianifica la tappa successiva. 

 

27 agosto 29ª tappa, arrivo a Wellton Arizona

Ho dovuto per forza programmare una tappa da 140 km anche se col clima della zona avrei evitato. 

Wellton era la prima località in direzione ovest con un minimo di ricettività, un paio di motel e non saprei cos’altro. Anzi si, due campi da golf, me l’ha raccontato un tipo conosciuto a cena. Sono partito alle 5:30 per sfruttare al massimo le ore fresche. Anche se c’erano già 27º i primi chilometri sono stati decisamente piacevoli. L’alba, le gambe che funzionavano bene. Il primo ristoro al 48º chilometro è stata la prima delusione. Alle 7:30 faceva già caldo, non vedevo l’ora di prendere qualcosa di fresco e mangiare. Avevo fatto colazione solo con due panini chiesti la sera prima al Little Italy, li avevo farciti con burro e zucchero, avevo trovato solo quello. Col caldo asfissiante del pomeriggio non è possibile andare in giro a piedi a fare la spesa. Arrivo alla Gas Station e, come era già capitato era chiusa, cartoni alle finestre del negozio, ragnatele e sporcizia ovunque. Chiusa da anni. Ho mangiato lì il mio dolce di emergenza e ho bevuto una coca dal distributore di bibite che era incredibilmente funzionante. Dopo la sosta, è arrivato il vento contrario. Non ci voleva, la strada era già lunga, incredibilmente calda, ci mancava anche il vento. All’80º la sosta vera, latte freddo, dolce e rifornimento d’acqua. È stata veramente dura, negli ultimi venti chilometri mi sono fermato per riprendermi sotto ognuno dei  4 ponti incontrati e alcune volte sotto al sole. Una sofferenza. Il termometro segnava 42º. In tutto ho bevuto: 5 litri d’acqua, una bottiglia di latte e cacao, due coke grandi col ghiaccio. Sono arrivato alle 12:20 circa. Speriamo non ricapiti. Per fortuna la tappa successiva sarà di soli 60 chilometri circa, anche se è prevista una bella salita dovrei arrivare prima dei 40º 🙂

28 agosto- Yuma Arizona 

Città di confine tra Messico, Arizona e California. 

Con la strada scelta il navigatore mi indicava 50 chilometri alla destinazione. Ottimo! Sono partito alle 6:30 con 28º. Si andava bene, non avevo dolori alla gamba e mi sentivo in forma. Volevo come sempre sempre fare in fretta per limitare il caldo. È andato tutto come previsto. Dopo 15 chilometri circa arriva la salita per scavalcare una serie di colline che emergono nella piatta immensa pianura. Pensavo peggio, 7 chilometri di salita non sono pochi, ma ce l’ho fatta piuttosto bene. Ho scattato un paio di foto. Lo so, sembrano tutte uguali, ma non resisto. Una volta scollinato si filava abbastanza. Un po’ di disturbo era dato dai cordoli sulla strada, sono giunti o riparazioni che fanno saltellare la bici. Quando è liscio è un’altra cosa, ma va bene anche così. 

Sono arrivato alle 8:40, ho fatto un giro nella Main Street, la Downtown di Yuma e dopo qualche foto ho fatto un breakfast USA vero! A Yuma non c’è molto da vedere, è un paesotto abbastanza grande ma a parte il carcere storico e la via del centro, non credo ci sia altro. Le ore successive  interamente dedicate al relax e a preparare le 3 ultime difficili tappe. .

29 agosto El Centro California.

da Yuma all’arrivo sono circa 100 chilometri, le altimetrie indicano un paio di salite non particolarmente impegnative. Unico handicap il caldo. Sono partito che erano quasi le 6, ero pronto alle 5 e mezza ma il chiarore che precede l’alba non voleva arrivare. Dopo un paio di chilometri ho attraversato il ponte sul Colorado. Il fiume fa da confine tra Arizona e California, mi aspettavo una grande quantità d’acqua, invece è un fiumiciattolo normale, pensare che attraversa 6 o 7 stati e con la sua potenza ha formato il Gran Canyon. 

Poche centinaia di metri dopo il ponte, si svolta a sinistra per prendere la freeway. Ecco il cartello: vietato ai pedoni, alle bici e ai ciclomotori. Io ovviamente ho proseguito senza la minima esitazione. Dopo poche miglia ecco altri cartelli: “preparare a fermarsi”, “controllo polizia”, ecc.. Passato il confine di stato c’è un casello. Giunto in prossimità dei gabbiotti, ho passato telecamere, auto sella polizia, e diversi agenti, tutti i mezzi venivano fermati. Procedendo tranquillamente, ho preso la corsia a destra, quella per i camion. Gli agenti dall’altra parte mi hanno visto bene. Pedalando piano, ho bevuto dalla borraccia e ho proseguito senza esitazioni. Dato che il casello dei camion era più avanti, mi sono portato  a sinistra, e attraversando le strisce continue e ho tirato dritto. Mi hanno visto tutti bene ma non mi hanno fermato. Sicuramente i controlli sono per traffici più importanti di un cicloturista battente bandiera italiana.

Dopo pochi chilometri il paesaggio cambia. La strada ha sul lato sinistro il confine messicano, ci sono le transenne collegate con delle catene a sbarrare il passaggio subito dopo la corsia di emergenza. Lì il presidente Trump vorrebbe fare il muro. Tutto gradualmente è diventato spettacolare. Sono entrato nell’area chiamata “Imperial Sand Dunes”. Immerso per una decina di chilometri in una infinita distesa di dune di sabbia. All’orizzonte, guardando verso tutti i punti cardinali, solo colline e dune di sabbia. Il deserto del Sahara. Uguale. Bellissimo! Faccio un paio di foto e un filmato, ma non rendono minimamente la vastità che si percepisce. Passata la zona Sahariana, riprende la vegetazione fatta di sabbia, rocce e cespugli, nei pressi delle zone abitate, ampi campi coltivati. Immagino che il fiume Colorado sia così rimpicciolito, rispetto alla potenza vista in altri stati, proprio per irrigare le coltivazioni delle zone desertiche. Intanto pedalavo e ce la mettevo tutta, dopo le due salite la strada era in piano o in lieve discesa, il gps segnava sempre oltre i 30 all’ora. All’arrivo avevo ancora due bottigliette d’acqua fredde nella borsa del manubrio e la bottiglia di emergenza piene.

Sono arrivato a El Centro alle 9:30 circa e c’erano  già 32º. Ho percorso 95 chilometri a oltre 26 chilometri all’ora di media, sono stato velocissimo, le gambe stanno bene. Non sarà certamente così nelle prossime, ultime due tappe dove si dovranno scavalcare le montagne..

30 agosto arrivo a Boulevard CA,

sono le ultime due tappe, non mi sembra vero. I preparativi per la partenza sono sempre uguali, collaudati. So perfettamente dove mettere ogni cosa nei pochi spazi disponibili in bici. So quanta acqua mi occorrerà, un gallone, i rifornimenti saranno a 48 e 70 chilometri circa, ma non si sa mai. Fin troppo preciso, lo so, ma se non si considerano i dettagli, in un viaggio di questo tipo, si rischia di restare senz’acqua. 

Sono partito alle 6:40 dopo la colazione, all’arrivo è previsto qualche grado in meno di quelli a cui ormai sono abituato, se anche arrivo tardi, pazienza. La prima parte del percorso è quasi tutta un falso piano in salita, si va bene. Facile si ma, fino alla prima sosta, poi si fa sul serio, inizia la salita vera. Ho risparmiato forze utilizzando rapporti leggeri fino a lì. Una volta sulla strada più ripida ho proseguito cercando di mantenere un passo uniforme, come mi hanno insegnato i compagni di viaggio della Podistica. Tutto sommato andavo bene, certo si fa fatica. In oltre 30 chilometri di salita sono passato da sotto il livello del mare a 1200 metri circa. Direi che i 4000 chilometri fatti finora mi hanno allenato, qualche mese fa, sinceramente, avrei sofferto di più. Gli ultimi 10 chilometri, nonostante qualche pezzo in discesa, hanno aumentato il livello di difficoltà. Evidentemente, ad un certo orario, inizia il vento in faccia. Vado su lo stesso, piano piano ma arrivo. Il vento è quello che soffro di più.

Sono passato in mezzo al deserto di sabbia che salendo si trasformava in enormi rocce, ma qualcosa stava cambiando. Iniziavo a vedere degli alberi. Non ci si crederà ma dopo diversi giorni in ambienti torridi, vedere degli alberi veri, anche se pochi, fa un certo effetto. Mette felicità. Torna in mente subito la bellissima natura mediterranea. Sensazioni strane. Belle! 

Per la tappa successiva penso di partire decisamente più tardi, di notte a Boulevard, le temperature scendono intorno ai 10-13º…

31 agosto arrivo a San Diego 🤠

È fatta! 

ho dovuto mettercela tutta anche l’ultimo giorno. L’altimetria di Google indicava un percorso tutto in discesa, invece 25 chilometri di salita non sono mancati e naturalmente neanche il vento. Il morale a mille ha però dato una mano, iniziate le prime discese poi la Zero & T bike andava da sola. Tutto intorno rapidamente cambiava. Ad una ventina di chilometri dalla partenza, Pine Valley, cittadina stupenda, in mezzo al verde. Tutte casette di legno e caratteristiche strutture ricettive, poi altre località tutte bellissime a poca distanza. Negli Stati Uniti tutto è sempre molto ben organizzato. Ogni paesino una pausa, credo volessi far durare un po’ di più la mia incredibile biciclettata. La storica U.S. 80 da Pine Valley, ha per quasi tutto il percorso una corsia per le bici. È fantastica. Proseguivo tra vegetazione sempre più rigogliosa a riprendere confidenza con i semafori e un po’ di traffico. El Cajon poi La Mesa e di seguito la periferia di San Diego. Era fatta! All’ultima discesa, quando ormai si vedeva bene lo sky line, ho chiesto a dei ragazzi di farmi la foto che avevo immaginato da giorni. 

San Diego è una città straordinaria, tra le più belle mai viste. Clima ideale, 20-28º, una bellissima baia piena di barche a vela, spiagge infinite poco distanti e nel centro della moderna downtown una Little Italy fantastica!

Ringrazio chi da oltre un mese ha seguito il blog dandomi supporto in ogni modo. Chi con un like e chi con un messaggio o una telefonata. Certo, ho dovuto pedalare, ma ogni incitamento era una mano sulla spalla che spingeva per andare avanti. 

thx everyone 🤠

 

 

 

 

9 commenti su “Washington to San Diego 4”

  • Grande Daniele!!
    La tua tenacia ti consentirà di portare a termine quest’avventura davvero eccezionale che rimarrà per sempre nei tuoi ricordi.
    Forza e coraggio !!!
    Ti seguo con ammirazione ed apprensione …..augurandoti di non dover affrontare ulteriori avversità nel corso del viaggio
    Debora

  • Ciao, sono contento per le ultime sagge decisioni, fai con calma, speriamo nei cerotti, ne parlano tutti bene. Quando ero a VINCA, per mancanza di rete, mi sono perso la terza parte ,come faccio per recuperarla? Un abbraccio

  • Bellissima questa terza parte, ormai sei diventato uno scrittore oltre che un granitico atleta, mi era sfuggita questa parte, ero preoccupato per le temperature e le zone desertiche.
    Ho appena letto la quarta parte.
    Un abbraccio e una spintarella

  • Ciao Daniele !!!
    Sono contenta che la gamba vada bene e tu sei fortissimo!!!
    Hai quasi finito questa incredibile avventura.
    Tieni duro.
    Siamo tutti con te!!!

  • Che dire Daniele…. Ogni volta riesci a superarti e a lasciarci increduli per le tue avventure. Hai una tenacia ed una voglia di avventura che sono uniche. Sei un grande e leggere il tuo diario fa venire voglia di partire subito (io in moto però ;-).
    Non vedo l’ora di rivederti e di farmi raccontare questa tua bellissima esperienza.
    Un abbraccio
    Matteo

  • Infiniti complimenti per avere completato felicemente questa incredibile avventura !
    Ciao Daniele !

    P.S.:
    … ora buon riposo.

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